CAVE E PIETRA
COSA SI ESTRAE
La pietra di Aurisina
Dalle cave del Carso e da quelle di Aurisina in particolare, si estrae, da 2000 anni, una roccia sedimentaria costituita da calcari puri originatisi dalla sedimentazione e compattazione di fanghi calcarei ricchissimi di resti di molluschi marini (Rudiste), oggi estinti, vissuti nel periodo cretacico (130-65 milioni di anni fa) in un ambiente marino poco profondo e soggetto a periodiche emersioni.
Pur essendo pietra sedimentaria, il nome commerciale con cui oggi è ancora nota nel mondo è Karstmarmor o “marmo del Carso” o “pietra d’Aurisina” , definizione riconosciutole per le ottime caratteristiche chimiche, fisiche e meccaniche, che la rendono materiale compatto, omogeneo, ben lucidabile e paragonabile ad altre pietre di origine metamorfica come i marmi propriamente detti, o magmatica come i graniti.
Il carbonato di calcio (CaCo3) di cui è costituita la pietra del Carso raggiuge e spesso supera il 99%;
Il peso di volume medio risulta poco più di 2600 kg/mc; le caratteristiche più significative sono gli elevati valori in termini di resistenza alla compressione e alla flessione, all’usura e agli urti e i bassi valori per i coefficienti di dilatazione lineare, di gelività e imbibizione.
Seguendo gli orizzonti estrattivi, nel tempo sono state cavate diverse varietà , commercializzate con varie denominazioni ispirate alla quantità, alle dimensioni e alll’orientazione della frazione organica (fossili) presente. Queste alcune delle suggestive denominazioni ancora utilizzate:
Aurisina chiara,
Aurisina fiorita,
Aurisina granitello,
Roman stone,
Lumachella
Stalattite e Breccia carsica, un tempo molto apprezzate per il loro cromatismo, non sono più estratte.
DOVE SI ESTRAE
Le cave di Aurisina
Cave di pietra sono presenti diffusamente su tutto il territorio comunale di Duino-Aurisina, e offrono una straordinaria testimonianza dei diversi tipi di coltivazione e di movimentazione della pietra succedutisi nel corso di oltre 2000 anni di storia e della loro evoluzione.
Molte cave nel corso del tempo sono state abbandonate per ragioni economiche (materiale poco pregiato, esigue dimensioni della cava, …), logistiche, infrastrutturali (presenza di ferrovie, urbanizzazione….) e ambientali , mentre i bacini maggiori, in località Ivere, sono tuttora attivi: la loro ampiezza racconta l’impressionante volume di materiale estratto nel corso dei secoli.
Il lungo viaggio della pietra di Aurisina: ieri, oggi e domani!
La pietra di Aurisina è una vera ambasciatrice del territorio: dall’epoca remota delle prime estrazioni fino ai giorni nostri, ha raccontato del Carso e di Aurisina in ogni continente dove sia arrivata.
Gli antichi monumenti aquileiesi (I sec a.C.), la cupola del Mausoleo di Teodorico presso Ravenna (V sec. d.C.), le vere da pozzo veneziane (IX sec. d.C.), il rosone della cattedrale di San Giusto (XIV sec. d.C.) presso Trieste sono alcune delle testimonianze più antiche, ma è da metà Ottocento in poi che la diffusione della pietra di Aurisina raggiunge ogni angolo dell’impero asburgico, venendo richiesta per i palazzi più prestigiosi di Vienna, Graz, Budapest, Praga ma la sua fama raggiunge perfino l’Egitto.
Dopo il primo conflitto mondiale cambiano le tecniche e gli stili, ma la pietra del Carso continua il suo viaggio in Italia, negli Stati Uniti, in Svizzera, Germania, Francia fino in Australia, Nuova Zelanda e Argentina e negli ultimi decenni in Cina, Corea del Sud, Giappone, India , Paesi arabi, e in molti altri importanti e prestigiosi siti in cui dà vista a grandi opere civili pubbliche e private.
Il suo viaggio non è ancora concluso, e le sue virtù, ormai ben note, vengono tutt’oggi ricercate da intenditori, artisti, progettisti e architetti da ogni dove, mantenendo così il mercato dinamico e sempre interessante.